mercoledì 12 ottobre 2011

Torta Povera di Patate (la “Becca”)

Se dopo l’altro post vi stavate domandando cosa sia la “Becca” ve lo spiego subito, però devo partire dal principio.

Cercando, invano, nelle ricette di mia nonna una specifica torta di patate che faceva una signora Compiano (un paesino vicino Borgotaro) quando ero piccola ho perso le speranze e mi sono rifugiata in un libro che avevo. Ho trovato questa semplicissima torta di patate che era perfetta per il mio frigo vuoto! E allora ho pensato “tanto vale la pena di provare” (07/10/2011)… Ed è saltata fuori questa strana cosa… Dal sapore particolare… Gli tiri un morso, sa di poco, la riappoggi… poi mano a mano che mandi giù ti tira un altro morso… Beh morale della favola a pranzo è finita. Lasciandoci tutti con questo dubbio: ma era buona? Mah… Non ce n’è un altro morso che poi ve lo dico? ^^

Comunque vai a raccontare a mia nonna di questa torta e mi fa: “Ma quella della Dina (la famosa signora) non era così! C’era più roba dentro. Quella che hai fatto tu noi la chiamavamo la Becca!” E mi ha spiegato che era un mangiare povero in uso in trentino (infatti anche la ricetta da cui l’ho presa diceva che era originario della “Val di Non”) quando non c’erano altro che patate (che acquistavano con i buoni) e loro addirittura non ci mettevano nemmeno l’olio perchè era un lusso. Facevano questo pastone di patate bollite e farina, lo stendevano e lo mettevano sopra le braci. Per renderlo croccante lo coprivano con una lastra di alluminio e mettevano delle braci anche sopra. La chicca era che la loro vicina, da cui andavano a cuocere perchè la famiglia di mia nonna non ne aveva la possibilità, intenerita da questo cibo povero, ci metteva di sua tasca riccioli di strutto (Dulégh) per dargli più sapore. Questo diventava l’alternativa al pane nei pasti di mia nonna e dei suoi fratelli accompagnata da un po’ di insalatina di cicoria.

I racconti delle nonne sono una delle cose più preziose di cui una nipote dovrebbe fare tesoro. Rimpiango ancora di non ricordare più tutti quelli che mi raccontava il mio defunto nonno sulla guerra. Aveva un’autentica passione nel rammentare tutti gli episodi della sua vita, e soprattutto una grande memoria. Quando si è giovani non ci si rende conto di quante cose ti possono trasmettere queste persone che hanno davvero vissuto una vita dura, e bisognerebbe ascoltarli e dargli l’importanza e soprattutto la soddisfazione di fare sapere al mondo che anche loro c’erano anche se non sono riportati su un libro di storia, che anche loro hanno sofferto, patito la fame e pianto dei morti anche se non sono mai stati riportati su un articolo di giornale.

A parte questo la mia nonna ora che è molto più evoluta (anche se sempre la regina del risparmio e del “non mangio io per dare a voi”), mi ha detto che questa “Becca” può essere arricchita con quello che si vuole. Non è difficile rendere più buono quest’impasto così semplice. E’ ottimo per essere trasformato nel piatto del riciclo per eccellenza. Aprite il frigo, cosa c’è d’avanzo? Pancetta? Butta dentro. Formaggi? Butta dentro! Salsiccia? Scherziamo, è perfetta! ^^

E allora direttamente dagli anni ‘30 ecco a voi la “Becca”…

 


 

Torta Povera di Patate (la “Becca”)
(ricetta presa da un libro e dalla nonna Lella)

 

 

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INGREDIENTI:

4 patate grosse;
200 gr di farina;
40 ml di olio extra vergine (io ne userei solo il necessario per ungere la teglia perchè era davvero troppo);

sale q.b.

 

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PREPARAZIONE:

Lavare e lessare le patate. Schiacciarle in una terrina, aggiungere la farina. Impastare e stendere su in una teglia da forno unta con l’olio in uno spessore di 1 cm circa. Spennellare con un velo d’olio la superficie. Mettere in forno preriscaldato a 180° fino a quando la superfice non risulta bella dorata e croccante. Circa un’ora – un’ora e mezza.

 

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Non so se può essere utile a qualcuno questa ricetta, ma dopo aver saputo tutta la storia dietro non potevo ignorarla.

Sabrina

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